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MORIA DI PESCI nel fiume Clitunno: ha chiesto di accedere al rito abbreviato l'imprenditore trevano finito alla sbarra per episodi di cinque anni fa. L'uomo, che ha 74 anni, è accusato principalmente di danneggiamenti, ma gli viene contestato anche di aver proceduto alle operazioni di pulizia del fiume senza le necessarie autorizzazioni. Il giudice Maria Teresa Maiorca ha accolta la richiesta di rito alternativo, fissando il processo al 4 luglio. Le condotte contestate all'uomo, legale rappresentante dell'azienda titolare di una concessione trentennale per la derivazione di acqua dal Clitunno per uso idraulico, si riferiscono a tre periodi diversi dello stesso anno: 21 gennaio, 1 febbraio e 25 agosto 2003.

Nel mirino le operazioni di pulizia del bacino di colma a monte delle opere di presa dell'acqua, che avrebbero causato la «parziale distruzione e comunque il deterioramento della flora e della fauna del Clitunno». Secondo l'accusa, l'uomo avrebbe aperto la paratoia per il riempimento del bacino d'acqua, determinando in questo modo un notevole aumento della portata del fiume: l'innalzamento del livello avrebbe prodotto come conseguenza, sempre secondo l'ipotesi accusatoria, un consistente intorbidimento dell'acqua, causato dai fanghi rimossi dallo stesso bacino di colma. L'intorbidimento avrebbe poi determinato una netta alterazione dell'equilibrio biofisico dell'ecosistema fluviale, con conseguente moria di pesci. Un'operazione che avrebbe causato ancor più danni quando l'uomo è passato alla fase successiva di 'pulizia del fiume, mettendo in atto il meccanismo inverso. Una volta chiusa la paratoia, infatti, il fiume avrebbe registrato, secondo l'accusa, un notevole abbassamento del livello dell'acqua, compromettendo la portata minima vitale del corso d'acqua. Una vicenda che all'epoca determinò clamore e accese proteste.

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