PERUGIA
IL CLITUNNO
non gode affatto di buona salute. Anzi, i test rivelano una tossicità
elevata dei sedimenti, una situazione di degrado generalizzata dettata
dalla presenza di scarichi irregolari, fenomeni di abusivismo su alcuni
tratti della sponda e una generale noncuranza nei confronti del fiume e
del suo ecosistema.
INSOMMA, il fiume sembra essere lontano parente dì quel corso d’acqua a
cui, in epoca romana, venivano attribuite proprietà miracolose. A
rivelarlo
è uno studio
dell’Arpa
(Agenzia regionale per l’ambiente), avviato la
scorsa estate, dopo che l’incidente alla «Umbria Olii » di Campello
aveva contribuito a peggiorare
— e non
di poco —
le cose. I risultati hanno mostrato che il 60 %
dei campioni analizzati, risulta tossico. Sui sedimenti, in particolare,
sono state rilevate concentrazioni significative di arsenico, cromo,
rame, zinco, nonché la presenza di idrocarburi pesanti. «Per fortuna
—
ha spiegato durante una conferenza stampa a
Perugia il direttore di Arpa, Alberto Micheli
—
l’acqua che scorre lungo il Clitunuo è di buona qualità. La tossicità
riguarda le acque che sono a contatto con i sedimenti del fiume. Per
questo, prima di rimuoverli e di depositarli lungo le sponde (i
sedimenti non sono classificati come rifiuti pericolosi, ndr) occorrerà
attenzione». Ma le cattive notizie non sono finite. In tutto il reticolo
esaminato dai tecnici dell’Arpa sono stati rilevati 124 scarichi abusivi
di varia natura, dei quali 86 lungo l’asta del fiume Clitunno, il resto
su affluenti. Sono stati scoperti complessivamente 62 punti di
attingimento (più o meno autorizzati). Neanche l’analisi della
popolazione ittica è soddisfacente: la stazione di Pigge presenta
—
rispetto ai campionamenti del
2005
— un netto peggioramento nella composizione
della comunità, con riduzione della diversità
di specie. E infine, su alcuni tratti di sponda, pesa la realizzazione
di recinzioni, strutture per l’allevamento del bestiame e apparati
artigianali di attingimento, oltre alla presenza diffusa di rifiuti
solidi, «frutto —
sostiene l’Arpa
— di un
retaggio culturale che identifica il fiume come sistema gratuito di
smaltimento ed evacuazione». E i rimedi?
«DOBBIAMO agire
sulle cause —
ha detto Svedo Piccioni, presidente
Arpa —
rimuovendo o ridimensionando pesantemente i fattori di degrado, che
porteranno, in assenza di interventi mirati, ad un costante
peggioramento dello stato ambientale del fiume». Da parte sua,
l’assessore regionale all’Ambiente, Lamberto Bottini, ha annunciato che
verifiche e studi simili saranno effettuati anche in altri fiumi della
zona.
Michele Nucci