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Da La Nazione 9/4/2008 pag.13
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Allarme dell'ARPA: servono interventi radicali

Al capezzale del Clitunno morente

Censiti 124 sversamenti abusivi e c’è chi usa il fiume come una discarica

 

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FOLIGNO

UN CORSO d’acqua legato alla storia dell’Umbria che rischia di morire in assenza di un radicale intervento da parte delle istituzioni. L’Arpa ha recentemente svelato con un’accurata indagine le criticità del fiume Clitunno, ma ora tocca alla mano pubblica il compito di porre rimedio a una situazione che ha ampiamente travalicato il limite d’allarme. Il quadro d’insieme è preoccupante: i test di tossicità acuta, ad esempio, hanno evidenziato che il 60 % dei campioni di acqua interstiziale è risultato tossico, a testimonianza di un inquinamento pregresso, anche se da un punto di vista chimico le analisi sui depositi mostrano una situazione non critica, dove i limiti di concentrazione stabiliti dalle norme sono raramente superati. Emergono anche elevate concentrazioni di cromo in prossimità dello Sportone Maderno, nonché elevate concentrazioni di rame, rilevate in località Chiesa Tonda (a valle della confluenza con il Marroggiola), e di rame e zinco riscontrate nel Marroggiola stesso.

PERALTRO esaminando lo studio Arpa — risulta che in tutto il reticolo esaminato sono stati rilevati 124 scarichi abusivi di varia natura, dei quali 86 nell’asta principale del Clitunno. Rilevati inoltre 62 punti di attingimento di varia natura ed entità, dei quali 49 nell’asta principale. L’analisi della composizione specifica delle popolazioni ittiche nella stazione di Pigge presenta, rispetto ai campionamenti del 2005, un netto peggioramento nella composizione della comunità, con riduzione della diversità in specie.
«Considerando
sostiene l’Arpa il valore naturalistico e ambientale che storicamente il Clitunno ha sempre rivestito, emerge una condizione di degrado generalizzata che necessita di interventi mirati. Lo sviluppo urbano e agricolo che ha interessato la Valle Umbra ha inciso pesantemente sulla qualità del corso d’acqua, divenuto ricettacolo delle attività presenti (scarichi civili, agricoli e industriali). Sono inoltre emerse realtà locali che mostrano una generale noncuranza nei confronti del fiume e del suo ecosistema: sono stati rilevati, su alcuni tratti di sponda, fenomeni di abusivismo dovuti alla realizzazione di recinzioni, strutture per L’allevamento del bestiame e apparati artigianali di attingimento. E’ stata rilevata la presenza diffusa di rifiuti solidi, frutto di un retaggio culturale che identifica il fiume come sistema gratuito di smaltimento. Anche dal
punto di vista agricolo la presenza di campi lavorati che si spingono a ridosso delle rive altera profondamente struttura e composizione delle fitocenosi legate all’ambiente acquatico. Dai risultati di questo studio si evince la necessità di intervenire rapidamente, almeno sui più evidenti fattori di degrado, e di pianificare a breve un intervento di ripristino dell’intero reticolo».

 

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Aggiornamento: 08 marzo 2009.